Più che una tradizione, un vero e proprio appuntamento irrinunciabile. Anche il 1° gennaio 2026, alle 10.30, centinaia di escursionisti si ritroveranno sulla cima del Pizzo Formico, a 1.636 metri di quota, nel territorio comunale di Clusone, a pochi passi dal confine con Gandino (da cui si accede più agevolmente) per la Messa di Capodanno. Un incontro nato dal semplice passaparola e diventato negli anni una sorta di patto non scritto tra appassionati della montagna, pronti a sfidare il freddo e la pigrizia post-cenone per inaugurare l’anno nuovo con una salutare immersione nella natura.
L’origine di questo rito collettivo risale al 1970, quando don Martino Campagnoni (classe 1927, morto il giorno di Natale nel 2024) storico direttore del Patronato San Vincenzo di Clusone, trasformò l’abitudine di salire al Formico il giorno di Capodanno in un pellegrinaggio sempre più partecipato. Con lui, agli inizi, c’erano fra gli altri anche Attilio Pezzoli e Guerino Giudici. Da allora le presenze sono cresciute costantemente, fino a raggiungere, negli ultimi anni, numeri stimati tra le centinaia e le migliaia di persone, raccolte nei pochi metri quadrati in vetta attorno alla croce.
Se la salita “storica” dal versante di Clusone, passando dal Rifugio San Lucio, resta nel cuore di molti, oggi molti optano per il percorso più agevole da Gandino, con accesso in auto fino al parcheggio della ex colonia delle Orsoline (necessario il “Gratta & Sosta” acquistabile negli esercizi del paese). Da qui si devia dal classico itinerario verso la Montagnina e il Rifugio Parafulmine per raggiungere la Croce del Formico.
La croce stessa è un monumento carico di storia. Fu benedetta nell’agosto del 1933 da monsignor Attilio Plebani, arciprete di Clusone, e collocata in occasione dell’Anno Santo straordinario indetto per celebrare i 1900 anni dalla morte di Cristo. Non a caso misura esattamente 19 metri di altezza, con un’apertura delle braccia superiore ai 9 metri. A finanziare l’imponente struttura in ferro fu la famiglia clusonese dei Colombo, detti “Gubì”, che nello stesso periodo sostenne anche la realizzazione di cinque edicole votive sulla collina di Crosio. Per il trasporto in quota dei materiali – circa cinquemila chili complessivi – furono mobilitate centinaia di persone, in particolare gli agricoltori della contrada dei “Cumini”, che misero a disposizione braccia e animali da soma, trasformandosi in orgogliosi “sherpa” ante litteram.
Per decenni don Martino ha celebrato la messa di Capodanno in vetta; negli ultimi anni il testimone è passato a don Tommaso Frigerio, vicerettore del Seminario di Bergamo e responsabile della comunità di Teologia. Le previsioni meteo per il primo giorno del 2026 indicano temperature rigide ma cielo favorevole: condizioni ideali per godere di un panorama a 360 gradi che abbraccia le Orobie – con Alben e Presolana in primo piano – il gruppo dell’Adamello, la Pianura Padana e, nelle giornate più limpide, persino gli Appennini. Ai piedi della croce, c’è anche la piastra topografica posata dal Cai di Clusone nel 1976, in occasione del decennale di fondazione. La celebrazione di quest’anno segna di fatto la chiusura dell’Anno Giubilare 2025. Il prossimo appuntamento in tal senso sarà nel 2033, quando saranno ricordati i 2000 anni dalla morte di Cristo ed il Centenario della Croce del Formico.
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