Matteo Renzi, oltre la politica: “I miei figli giudicati per il cognome. Berlusconi? Grande umanità”

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(Adnkronos) – "I miei figli erano comunque giudicati innanzitutto per il cognome, quando io ero una delle persone più importanti d’Italia", così Matteo Renzi parla del rapporto con i figli e la moglie, nel periodo più importante della sua carriera come Presidente del Consiglio. il politico è l'ospite d’eccezione di Luca Casadei nel nuovo episodio del podcast 'One More Time' (OnePodcast), disponibile da oggi, venerdì 26 settembre. Renzi è stato Presidente del Consiglio dal 2014 al 2016: "L’età adolescenziale dei miei figli, medie e superiori, ha coinciso con l’impegno politico in prima persona. E lì non ti dico che mi sentivo in colpa, perché no, non è vero. Però oggettivamente li ho messi in una situazione di difficoltà", ha spiegato. "Ho una grandissima ammirazione per i miei figli per come sono stati capaci di resistere a questo, perché è un bel test. Mia moglie è stata fondamentale, senza Agnese questa partita non l’avremmo vinta. Sono stati bravi anche molti degli insegnanti che hanno avuto, la maggioranza ha protetto".  E proprio sulla moglie, Matteo Renzi ha parlato della sua scelta di non seguirlo a Roma durante il mandato: "Quando io torno dalla settimana romana in cui capisco che tocca a me, parlo con Agnese e le dico 'guarda mi sono un po’ informato, potremmo andare a vivere qui. C’è questa casa del Ministero che è a disposizione'. Mia moglie mi guarda e fa: 'Io non vengo. Non è detto che tu resti per tanti anni a Roma, ma anche se tu lo facessi ci sarebbe bisogno di mettere sul piatto della bilancia l’esigenza tua e anche mia di starti accanto e l’esigenza dei figli. Spostiamo i figli con l’età, che allora era 13, 11 e 8, che devono iscriversi a scuola a Roma e andare con la scorta. Quindi tu te lo sogni, io non vengo'. Una decisione che lei prende, che io subisco, che lì per lì contesto, ma che oggi mi fa dire 'grazie Agnese' perché hai salvato i figli e la famiglia". Sulle sue dimissioni nel 2016 dopo il Referendum: "Scopro la mattina che abbiamo perso. Io volevo davvero cambiare vita, lì in quel momento. Non ero arrabbiato, avevo fatto il mio. Alle nove e mezzo di sera chiamo Mattarella e gli dico 'Sergio io mi dimetto'. Dormo come un bambino, poi torno a casa ed è un momento affascinante, un’esperienza umana incredibile perché la gente inizia subito ad accoltellarti. Eri l’uomo più importante d’Italia, gente che fino al giorno prima faceva a gara per venire a coccolarti, ti volta le spalle".
 "Ho vissuto dei momenti di buio anche personali", ha spiegato Renzi parlando dell'arresto dei suoi genitori: "Li hanno arrestati per colpa mia. Hanno indagato ti direi i 3/4 della mia famiglia. Ora lo dico con un sorriso perché sono usciti tutti. Hanno attaccato me, hanno perquisito i miei amici, sono venuti quelli della finanza in venti la mattina a rovistare nei miei comodini. Quel momento lì è stato un momento di buio vero". Su Silvio Berlusconi: "È la persona che più mi è stata vicina tra i politici, che è una cosa che io non avrei mai immaginato. Io Berlusconi non l’ho mai votato e noi non abbiamo mai collaborato dal punto di vista politico. Aveva questo tratto umano straordinario, aveva questa capacità di compassione". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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