Tesla e i mille miliardi di Musk, ‘stipendio’ folle o semplice legge del mercato?

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(Adnkronos) – Mille miliardi per una sola persona. Gli azionisti di Tesla hanno scelto di investirli per non perdere Elon Musk, il fondatore, che li ha chiesti come retribuzione per mantenere il suo impegno alla guida dell'azienda di auto elettriche. Tanto? Sicuramente. Troppo? Dipende dai punti di vista, che vanno dalla comprensibile censura per uno 'stipendio' folle a una 'giustificazione' che si appoggia alle più antiche leggi di mercato. Immorale? Anche qui, ci si divide tra chi legittimamente mette sul tavolo il paragone con la retribuzione dei dipendenti di qualsiasi azienda, partendo dalla stessa Tesla, e chi, a prescindere dalla cifra, torna a riferirsi al mercato e al semplice rapporto tra domanda e offerta.  Per andare oltre e cercare di dare un senso alle domande e alle rispettive, potenziali, risposte, è utile contestualizzare e approfondire alcuni aspetti concreti della vicenda. Sul primo fronte, quello quantitativo, si sta parlando evidentemente di una cifra senza precedenti. Qualsiasi valutazione non può però prescindere dalla considerazione che anche il rapporto che lega Musk e Tesla a pochissime analogie con altri casi. Perché il fondatore ha un peso sul brand, sullo sviluppo e sui risultati, che è totalizzante per la stessa natura dell'azienda. Come hanno dimostrato le grandi difficoltà seguite alla sovraesposizione politica al fianco di Donald Trump, nella percezione più diffusa, semplicemente Tesla non può esistere senza Musk. E questo è, di per sé, un gigantesco limite anche per i margini di manovra degli azionisti. Pesa, infatti, quello che può essere sintetizzato come un 'effetto ricatto': Musk ha fatto capire che con il no degli azionisti avrebbe potuto dimettersi o, semplicemente, mettere in secondo piano Tesla rispetto alle altre sue aziende. Passiamo al 'troppo'. Su questo piano, hanno una rilevanza le condizioni per il raggiungimento della cifra di mille miliardi di dollari: arriveranno quando saranno centrati diversi obiettivi che riguardano la produzione, i profitti e l’aumento del valore complessivo dell’azienda. Tecnicamente, ci sono quindi delle condizioni e la maxi retribuzione può essere intesa come un gigantesco premio di produzione. Altro elemento, l'importo viene rapportato a un valore dell'azienda, 8500 miliardi di dollari, molto più alto dell'attuale, 1500 miliardi. C'è quindi la proiezione di una enorme crescita di valore che deve in qualche modo giustificare l'investimento. Tutto è però anche costruito su prospettive non certe: le vendite di auto elettriche, ma anche quelle dei robot umanoidi Optimus e dei robotaxi, e gli ultimi sono in fase sperimentale e hanno bisogno di molto sviluppo. L'ultima valutazione, quella che possiamo sintetizzare con un giudizio di moralità/immoralità di un compenso del genere, è quella che rischia di scontare eccessiva retorica o facile strumentalizzazione. E' giusto che un solo uomo possa avere un guadagno superiore al prodotto interno lordo della maggior parte dei paesi al mondo, considerato che sono solo 19 quelli che hanno un pil superiore ai mille miliardi? E, ancora, se il rapporto tra lo stipendio di un amministratore delegato e quello di un dipendente è palesemente sproporzionato per quasi tutte le aziende, siano italiane, europee o americane, cosa si può dire di Musk che tira la corda in questo modo con i suoi azionisti? Ognuno può rispondere secondo la propria sensibilità. La risposta che hanno dato il 75% degli azionisti di Tesla suggerisce però che, escludendo il masochismo, il loro calcolo dei costi e dei benefici li abbia convinti a dire ancora una volta sì a Musk. (Di Fabio Insenga)   
—economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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