Accordo per lo sviluppo del comprensorio sciistico di Colere-Polzone

Colere–Lizzola: numeri impietosi, serve uno stop

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A un anno e mezzo dalla presentazione del progetto di collegamento sciistico tra Colere e Lizzola, il quadro che emerge è ormai definito. Le relazioni economico-finanziarie e legali pubblicate nel luglio 2025 dai consulenti incaricati dai Comuni confermano, punto per punto, tutte le criticità già evidenziate da cittadini, associazioni e tecnici indipendenti.

Un progetto pesantemente sbilanciato sul pubblico

Dalla documentazione emerge come la quasi totalità degli investimenti necessari ricadrebbe sulle casse pubbliche, mentre la gestione verrebbe affidata al soggetto privato RSI per 60 anni, senza garanzie di sostenibilità economica. Le analisi mostrano infatti un modello fragile e ad alto rischio, con proiezioni che non reggono di fronte alla realtà dei conti.

Un impatto ambientale definito “gravissimo”

La Val Conchetta e l’alta Val Sedornia, aree intatte e mai antropizzate, verrebbero profondamente trasformate. L’idea di “destagionalizzazione” appare, nei fatti, un pretesto: si perderebbe un patrimonio naturale unico in cambio di infrastrutture costose e dall’utilità incerta. Le relazioni tecniche parlano chiaramente: il progetto non è sostenibile.

Comuni divisi e trasparenza assente

Le recenti decisioni delle amministrazioni confermano il clima di incertezza.

Colere ha respinto la richiesta di RS Impianti di estendere alla Val Conchetta la convenzione per installare nuovi impianti.

Valbondione ha inserito il progetto tra le Opere di Pubblica Utilità, con una votazione paradossale: favorevole la minoranza, astenuta la maggioranza.

Sul fronte della trasparenza la situazione è critica:

a Colere la sezione dedicata ai rapporti con RSI presenta documenti incompleti;

a Valbondione l’accesso agli atti è negato da oltre un anno.

Una condizione inaccettabile quando sono in gioco denaro pubblico e il futuro del territorio.

Bilanci RSI: conti sempre più in rosso

Il bilancio 2024/2025 di RSI srl conferma le difficoltà crescenti.

I debiti rappresentano oltre il 60% del valore delle strutture e dei beni societari.

Gli accessi invernali calano da 76mila (2022/23) a 70mila (2024/25).

Le perdite aumentano da 328mila euro a 1 milione e 449mila euro.

Gli oneri finanziari esplodono: 1.143.000 euro, diretta conseguenza di un indebitamento bancario salito a 18,5 milioni su un totale debitorio di 22,7 milioni.

Nonostante questo quadro, RSI continua ad assumere nuovi investimenti milionari: ristrutturazione dell’hotel Pian del Sole (8 milioni), nuovi edifici, interventi per l’innevamento artificiale. Spese che rischiano di appesantire ulteriormente i futuri bilanci.

Consulenti e responsabili tecnici contrari: i Sindaci tirano dritto

Le relazioni dei consulenti incaricati dai Comuni — su indicazione della stessa RSI — e i pareri dei responsabili tecnico-finanziari sono univoci: il progetto è insostenibile.
Nonostante ciò, alcune amministrazioni sembrano voler superare questi pareri come se fossero semplici ostacoli e non valutazioni tecniche di massima importanza.

Il nodo dei fondi del Ministero del Turismo

Cresce ora l’attesa per il prossimo bando del Ministero del Turismo, che potrebbe assegnare fondi al settore sciistico anche tramite sorteggio. RSI e i Comuni puntano a:

10 milioni per sostituire le tre seggiovie di Lizzola con una cabinovia;

10 milioni per la seggiovia Ferrantino a Colere.

Ma il decreto ministeriale parla chiaro: i contributi possono coprire solo ammodernamenti, messa in sicurezza e dismissioni di impianti esistenti.
Non sono finanziabili nuovi collegamenti sciistici, e dunque il progetto Colere–Lizzola non può ricevere quei fondi.

Responsabilità, trasparenza e buon senso

Alla luce di dati, relazioni e decisioni amministrative, i cittadini chiedono che venga finalmente riconosciuta l’insostenibilità economica, ambientale e amministrativa del collegamento Colere–Lizzola.

Investire decine di milioni di euro in un progetto dalle prospettive fragili significa sottrarre risorse fondamentali alle vere esigenze delle comunità montane: servizi, infrastrutture, sicurezza, turismo sostenibile.

Oggi più che mai serve un’assunzione di responsabilità: fermare il progetto, guardare i numeri e scegliere il bene comune.

Orobievive – terreAlt(r)e – Valle di Scalve bene comune – Lipu – APE – Legambiente Bergamo – FAB

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