Danni per 27 milioni in un’area di 800 ettari

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La Comunità montana di Vallecamonica si è fatta promotrice della richiesta di calamità naturale a Provincia, Regione e Stato per i danni del maltempo dello scorso 29 ottobre quando una serie di trombe d’aria, provenienti da nord-est, hanno causato danni devastanti in un’area fortemente boscata e di pregio vegetazionale di circa 800 ettari.

Le zone più colpite sono quelle tra Breno e Bienno dove la provinciale 345 è chiusa da Degna e quasi certamente non riaprirà sino a primavera: le piante a terra rischiano di accentuare frane e slavine tipiche dell’area. Su tutto il territorio camuno dalla conta sono esclusi i danni dei privati su immobili e boschi: i sindaci invitano a conteggiare e fotografare tutto, in caso di apertura di qualche bando per interventi di ripristino. Pesanti sono anche le ripercussioni idrogeologiche e idrauliche, oltre che fitosanitarie (per gli alberi a terra) e sui corsi d’acqua, compreso l’Oglio. Nell’alveo del grande fiume camuno e di tutti i torrenti che vi affluiscono sono depositate grandi quantità di materiale che va asportato al più presto. Ad una prima stima veloce, i danni ammonterebbero a circa 27 milioni di euro milioni, ma alcune aree non sono ancora state raggiunte e alcune Amministrazioni non hanno terminato la verifica sul proprio territorio. I paesi più colpiti sono Ceto che ha per ora denunciato danni per 2,9milioni, Paisco e Bienno (1,9), Sonico (1,7), Malonno (1,6), Cimbergo (1,4), Berzo Inferiore (1,3), Ponte di legno (1,2) e Breno (1,1). Venerdì 9 novembre la Comunità Montana di Vallecamonica ha provveduto ad inoltrare la pratica con la rilevazione dei primi danni censiti a Regione Lombardia per chiedere che venga riconosciuto lo stato di calamità dato che in Lombardia proprio la Valle Camonica è l’area più colpita. A terra sono rimasti circa 200mila m³ di materiale legnoso, solo al 35% riutilizzabile come legname da opera per le segherie e il resto da bruciare in centrali e biomassa. Per asportare il materiale e ripulire i boschi serviranno non meno di tre anni, iniziando dai terreni più vicini alle strade.

 

 

 

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