(Adnkronos) – All'Europa serve 'uno zar del mercato unico'. La proposta, che suona anche come una provocazione, non arriva da Mosca o da San Pietroburgo, ma da Washington, dove ha sede il FMI. "Basta con la retorica su come aumentare la competitività, sapete cosa bisogna fare. È tempo di agire", ha intimato la direttrice Kristalina Georgieva, invitando a pensare alla "nomina di uno zar del mercato unico" che sia però "dotato di reale autorità per portare avanti le riforme". Quali? Quelle che sono da sempre nel menù del Fondo, ribadite in tutti i documenti sull'Europa degli ultimi anni: basta frontiere nel mercato del lavoro, nel commercio, nell'energia, nella finanza. Traduzione: fare veramente l'Unione europea, che deve essere reale sul piano economico prima ancora che su quello politico. Sono le stesse cose previste nel Piano di Mario Draghi, che aggiunge nel dettaglio soluzioni, tempi e modalità per attuarle. Per questo lo zar della Georgieva non può che corrispondere all'identikit dell'ex presidente della Bce. E l'accostamento più immediato e naturale che si possa fare. Del resto, ogni volta che Draghi ha parlato del suo piano, l'ultima venti giorni fa, ha suggerito a molti osservatori la stessa domanda:
l'Europa sarebbe diversa se lui avesse un ruolo operativo?
In quella occasione, era la conferenza a un anno dalla presentazione del suo piano, ha detto, forse con maggiore durezza, le stesse cose che oggi sostiene Georgieva: "Il nostro modello di crescita sta svanendo" o, ancora più definitivo, "l'inazione minaccia non solo la nostra competitività ma la nostra stessa sovranità". I richiami all'Europa che non ha più tempo da perdere sono sovrapponibili. E se Draghi non ha detto, e non lo dirà mai, che non ha il ruolo per incidere veramente, l'ha fatto oggi indirettamente la numero uno del Fondo Monetario Internazionale.
La suggestione dello 'Zar' porta con sé però anche il principale ostacolo a una nomina di Draghi in una posizione che gli consenta di portare avanti il suo piano. Gli Stati membri che faticano a cedere sovranità a Bruxelles potrebbero accettare, sul piano politico, di dare spazio a un uomo che, alla guida della Bce, ha già dimostrato di saper usare il suo potere per piegare le resistenze degli Stati nazionali? Soprattutto, ci sono le condizioni politiche oggi, in Europa, per compiere un passo che non può che essere in direzione europeista e anti-sovranista? Le risposte a queste domande suggeriscono cautela di fronte a un'ipotesi del genere. Ma è possibile pensare che la mossa di Georgieva sia stata in qualche modo preparata e 'concertata' con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. E che, a Bruxelles, si stia concretamente pensando al modo di 'utilizzare' il nome e il peso di Draghi per provare a uscire dall'angolo in cui è finita l'Unione europea. (Di Fabio Insenga)
—economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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