I Forestali setacciano la Lombardia con l’operazione “pettirosso”

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I Carabinieri forestali hanno concluso una vasta operazione al termine della quale sono stati denunciati oltre 100 bracconieri, sono stati sequestrati 1.300 dispositivi illegali di cattura e 56 fucili; inoltre, sono stati salvati migliaia di esemplari.

I Carabinieri Forestali, coordinati dal Reparto Operativo – SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) hanno concluso un’operazione denominata denominata “Pettirosso nelle Provincie di Brescia, Monza Brianza e Como, ove è maggiormente diffuso il fenomeno del bracconaggio a danno dell’avifauna. Le attività hanno visto impegnato un contingente composto da 50 militari, alternati in due turni bisettimanali, i quali, percorrendo decine di chilometri a piedi ed effettuando appostamenti diurni e notturni, anche sotto le piogge torrenziali di questi giorni, hanno evitato che migliaia di uccelli protetti venissero abbattuti o catturati durante la migrazione verso le aree più temperate, con reti da uccellagione o, nei casi peggiori, con archetti o trappole metalliche in grado di amputare le zampe degli animali lasciandoli vivi ed agonizzanti per ore. I numeri, raggiunti grazie anche alla collaborazione delle associazioni ambientaliste (WWF, CABS, e LAC), dei cittadini nonché dei cacciatori, dimostrano come il fenomeno sia tutt’altro che in regressione. Oltre cento le persone denunciate e 56 i fucili sequestrati. In particolare spiccano i quasi 1300 dispositivi di cattura illegale e gli oltre 2.600 uccelli rinvenuti di cui 216 vivi, tra cui numerose specie particolarmente protette dalle normative nazionali e comunitarie, tutti catturati o abbattuti in modo illecito da bracconieri locali. Purtroppo, nonostante l’impegno ormai ventennale, profuso dai Carabinieri Forestali della Regione Lombardia e dai nuclei impegnati nell’Operazione “Pettirosso”, il fenomeno del bracconaggio, in alcune provincie lombarde, risulta ancora pericolosamente attivo e riguarda numerose specie di uccelli, alcune delle quali considerate particolarmente protette dalle normative del’Unione Europea e dalla normativa nazionale, tra cui numerosi fringillidi, pettirossi, cinciallegre, cinciarelle, ballerine, pispole, e numerosi altri uccelli. Tra le attività di maggior rilievo, il sequestro di due impianti di cattura abusivi nelle Provincie di Como e Monza Brianza, di proprietà rispettivamente di un avvocato e di un ex professore universitario, che in orari notturni con ausilio di fari e richiami elettronici vietati erano in grado di catturare illegalmente migliaia di uccelli migratori. L’ex professore sorpreso a gestire l’impianto sequestrato a Monza Brianza, in realtà con la complicità di altri due soggetti, catturava gli uccelli di notte, con oltre 200 metri di rete. Al momento dell’intervento dei militari è stato sorpreso con 8 tordi appena catturati. Scattate le perquisizioni sono stati rinvenuti a casa di uno dei due complici, 205 esemplari di avifauna, molti dei quali particolarmente protetti, senza anello o con anelli contraffatti. Denunciati anche due bresciani, anche per i reati di omessa custodia di armi e munizioni, i quali, intenti a catturare illegalmente uccelli con delle reti, avevano lasciato incustodite armi cariche e pronte all’uso all’interno di un capanno di caccia. Altri due bresciani sorpresi a catturare uccelli durante orario notturno con oltre 30 metri di reti da uccellagione, detenevano illegalmente, presso le proprie abitazioni, oltre 6.900 munizioni e oltre 70 esemplari di fauna, tra cui molti esemplari particolarmente protetti. Molti dei soggetti sorpresi a catturare gli uccelli protetti sono stati anche denunciati per i delitti di maltrattamento, uccisione di animali e furto aggravato ai danni dello Stato, e rischiano le pesanti pene previste dal Codice Penale, che prevedono fino a 6 anni di reclusione.

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