La solitudine nell’anziano

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La solitudine nell’anziano è un problema molto diffuso che ha risvolti medici e sociali. Innanzitutto mi preme sottolineare che il termine anziano è ,secondo me, un termine ibrido rivolto a una persona non più giovane, ma che si teme di offendere definendolo vecchio. In realtà il termine vecchio non è assolutamente offensivo, tant’è vero che in geriatria il paziente sopra gli 85 anni viene definito “grande vecchio” , un termine che ricorda il grande saggio delle tribù indiane, che veniva da tutti rispettato,onorato ed addirittura venerato. In effetti il termine vecchio si abbina spesso al termine saggio, ed è questa saggezza che rende sempre un momento di crescita culturale il poter discutere con un vecchio. La solitudine può essere un momento positivo e ristoratore,quando viene ricercata e quando è temporanea, ma può divenire un vero macigno che grava sull’esistenza di persone che ne soffrono costantemente ed indipendentemente dalla propria volontà.
E’ un problema che può colpire a tutte le età, ma è senza dubbio più frequente nell’anziano e nel vecchio, è una condizione che determina disagio sociale e psicologico, ma che è anche un importante fattore di rischio per gravi patologie. La solitudine aumenta di oltre il 30% la mortalità al pari di gravi patologie come il diabete e la cardiopatia ischemica. E’ stato anche calcolato che il suo effetto negativo sulla salute è paragonabile al fumare 15 sigarette al giorno per tutta la vita. Questi dati allarmanti e preoccupanti, hanno addirittura indotto il governo britannico ad istituire un ministero per combattere la solitudine. In Italia si è invece stabilito che il 15 novembre sarà la giornata contro la solitudine nell’anziano. Il maschio,rispetto alla femmina, subisce maggiormente il peso della solitudine perché, per struttura mentale e per orgoglio personale,è meno propenso a chiedere aiuto.
La patologia che più spesso si associa alla solitudine è la depressione.
Si tratta di una vera e propria patologia psichiatrica, che a sua volta è un fattore di rischio molto importante per patologie organiche. La depressione infatti determina un decadimento del sistema immunitario, rendendo quindi più frequenti e più difficilmente guaribili tutte le patologie infettive, soprattutto quelle a carico dell’albero respiratorio. La malnutrizione è un altro di rischio della solitudine, derivante dalla scarsa propensione a cucinare, con conseguente alimentazione non variabile e povera di tutti i nutrimenti necessari. A questa si aggiunge la tendenza ad isolarsi, conseguenza della depressione, che determina una minore attività fisica. La malnutrizione e la inattività sono importanti fattori di rischio di osteoporosi con conseguente maggiore incidenza di fratture ossee.
L’isolamento e la mancanza di una vita sociale e conseguentemente una riduzione di stimoli, determina una maggiore incidenza di decadimento cognitivo.
A sua volta il decadimento cognitivo provoca una difficoltà a seguire un discorso e a intromettersi in dialoghi con altre persone, accentuando quindi la tendenza all’isolamento, creando così un pericoloso circolo vizioso.
Per combattere la solitudine è fondamentale cercare di coltivare degli hobby, imparare ad usare un computer, usare spesso il telefono per chiamare parenti, amici e conoscenti e non aspettare che siano loro a farlo, cercare di fare nuove amicizie, fare volontariato. In caso di bisogno poi,è importante e necessario tralasciare l’orgoglio e chiedere aiuto al proprio medico o direttamente ai servizi sociali del comune di residenza.

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