La “Stalla Italia” vale 55 miliardi di euro e il solo valore delle produzioni zootecniche è cresciuto del 41% negli ultimi cinque anni. Un patrimonio nazionale che, nei territori di Como e Lecco, significa alpeggi, pascoli, aziende familiari e formaggi d’eccellenza: un settore che crea lavoro, custodisce il paesaggio e tiene vive le nostre valli.
Oggi, alla 97ª Fiera Agricola Zootecnica Italiana di Montichiari, una numerosa delegazione di agricoltori e allevatori comaschi e lecchesi ha partecipato insieme al presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi e al direttore Rodolfo Mazzucotelli, in un confronto con i vertici nazionali e le istituzioni su come rilanciare la presenza delle stalle dal Nord al Mezzogiorno.
Fortunato Trezzi, presidente Coldiretti Como Lecco rimarca la strategicità della zootecnia per il comprensoro interprovinciale: “Per il Lario in ogni sua articolazione, l’allevamento è identità e futuro. Le risorse del decreto ColtivaItalia per mangimistica e zootecnia sono un’occasione concreta per rimettere al centro la linea vacca–vitello, rafforzare l’autoproduzione di foraggi, sostenere le stalle di mezza montagna e d’alta quota e creare nuove opportunità occupazionali, soprattutto per i giovani. Parliamo di filiere che qui sanno trasformare il latte e la carne in valore aggiunto, qualità e turismo rurale, grazie al lavoro quotidiano delle nostre famiglie”.
L’allevamento italiano, dal campo alla tavola, occupa circa 800mila addetti e dà vita a molte delle eccellenze del Made in Italy: formaggi e salumi a denominazione nascono nelle stalle e nelle aziende agricole, oltre 200mila secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, con più di 20mila allevatori under 40. Nel Comasco e nel Lecchese, il sistema degli alpeggi, i caseifici di vallata e le stagionature naturali rappresentano una filiera radicata che genera reddito e tutela ambientale, riducendo il rischio di abbandono delle aree interne.
Ancora il presidente Trezzi: “Chiediamo però uno stop alle campagne ideologiche che demonizzano la carne: è un alimento centrale nella Dieta Mediterranea e nei nostri allevamenti, dove si lavora con standard tra i più sostenibili al mondo. Non accettiamo che si promuovano ultra–processati o, peggio, prodotti sintetici: mettono a rischio la salute dei cittadini e cancellano il valore economico, sociale e ambientale costruito in decenni dalle nostre imprese”.
Nonostante la crescita del comparto, negli ultimi anni la produzione di bovini da carne è scesa, con il livello di autoapprovvigionamento nazionale calato dal 53% al 40. Il rilancio della zootecnia di territorio – a partire dalla vacca–vitello – ha ricadute economiche, sociali e ambientali: riporta presidio umano in montagna, manutiene i versanti, sostiene biodiversità e paesaggio. È una strada che guarda in particolare al Sud ma che, nelle Prealpi comasche e lecchesi, può significare stalle riaperte, nuove imprese e filiere corte.
“Servono contratti di filiera equi, strumenti contro la volatilità dei prezzi del latte e della carne, una gestione efficace della fauna selvatica – a partire dai cinghiali – e certezze nelle misure sanitarie per non scaricare costi sulle aziende. Ma soprattutto servono scelte chiare: sostenere chi produce cibo vero, qui, ogni giorno”.
Coldiretti è presente fino a domenica con uno stand a Montichiari (Pad. 7 corsia C/D) per incontri, degustazioni con i Cuochi Contadini di Campagna Amica e attività rivolte alle scuole.
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