Neutrini ad alta energia: l’INAF identifica nei buchi neri le possibili sorgenti

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(Adnkronos) – Una ricerca condotta dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) ha fornito prove significative che collegano queste particelle elusive ai blazar a spettro piatto (Flat-Spectrum Radio Quasar o FSRQ), una specifica classe di buchi neri supermassicci. I risultati, apparsi sulla rivista Astronomy & Astrophysics, offrono un livello di significatività statistica superiore rispetto alle ipotesi precedenti, pur mantenendo una necessaria cautela scientifica. I neutrini sono definiti "messaggeri cosmici incomparabili" per la loro natura fisica: privi di carica elettrica, non vengono deviati dai campi magnetici che permeano l'Universo. Questa caratteristica permette loro di viaggiare in linea retta dalle sorgenti più remote fino alla Terra, portando con sé informazioni dirette sui fenomeni più violenti del cosmo. Tuttavia, la loro identificazione è estremamente complessa. "I neutrini sono messaggeri cosmici incomparabili", spiegano Alberto Moretti e Alessandro Caccianiga, ricercatori dell'INAF e autori dello studio, "ma ci sono considerevoli incertezze sulla misura della loro direzione di provenienza. I risultati della nostra ricerca, anche se molto promettenti, non scrivono la parola fine al dibattito. Oltre alla direzione di arrivo, le incertezze maggiori sono dovute anche agli effetti di selezione e al numero limitato di eventi analizzati". 
I blazar sono nuclei galattici attivi (AGN) caratterizzati da un buco nero supermassiccio centrale che emette potenti getti di plasma e radiazione a velocità prossime a quella della luce. Quando uno di questi getti è puntato quasi perfettamente verso la Terra, l'oggetto viene classificato come blazar. Nello specifico, i blazar FSRQ presentano uno spettro elettromagnetico con linee di emissione ampie e intense. L'ambiente all'interno dei loro getti, dove elettroni e protoni interagiscono con un denso campo di fotoni, è considerato il luogo ideale per la generazione di neutrini con energie superiori a quelle raggiungibili in qualsiasi acceleratore terrestre.  Per giungere a queste conclusioni, il team ha analizzato il catalogo IceCat-1, derivato dall'esperimento IceCube. Situato presso la base Amundsen-Scott al Polo Sud, IceCube è un osservatorio composto da oltre 5.000 sensori ottici immersi in un chilometro cubo di ghiaccio antartico. 
Il sistema rileva la radiazione Cherenkov prodotta quando un neutrino interagisce con il ghiaccio. I ricercatori hanno selezionato 30 eventi ad alta energia con una localizzazione spaziale particolarmente precisa, confrontandoli con i dati della Sloan Digital Sky Survey (SDSS). L'incrocio dei dati ha rivelato una correlazione marcata tra la posizione dei neutrini rilevati e la distribuzione dei blazar FSRQ nel cielo. Nonostante l'elevata significatività dei risultati, la ricerca rimane aperta. La conferma definitiva dipenderà dall'accumulo di nuovi dati e dalla capacità di ridurre le incertezze strumentali. Come osservano Moretti e Caccianiga, "La raccolta continua di dati da parte dell'esperimento IceCube apre la prospettiva di una futura conferma decisiva del legame tra i neutrini ad altissima energia e la popolazione dei blazar FSRQ". 
—tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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