Un’atmosfera natalizia unica e inimitabile, capace di evocare tradizione e devozione. Nell’imminenza del Natale un gruppo di suonatori ha animato l’area di Piazza Vecchia a Bergamo Alto per portare un augurio di pace. Il baghèt è uno strumento povero, nato e cresciuto tra i pastori e nelle stalle, che vive in questi anni una seconda giovinezza.
Si sono infatti moltiplicate negli ultimi mesi le occasioni di promozione e valorizzazione del Baghèt, l’antica cornamusa bergamasca che a Casnigo, in Val Gandino, ha la propria culla certificata anche in una delibera del 2009 dal Consiglio Comunale casnighese che conferì al paese il titolo di “patria del Baghèt”. “I suonatori – spiega Luciano Carminati che guida l’associazione di promozione – erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, il baghèt veniva riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino. Con il baghèt si suonava l’antica “pastorèla” e si accompagnava il canto”. In Bergamasca ci sono tracce della cornamusa che risalgono al 1300 e nel 1793 il pittore Lattanzio Querena di Clusone immortalò un suonatore di baghèt in una Natività tuttora collocata presso il Santuario della Madonna d’Erbia, ovviamente a Casnigo.
Un importante impulso alla riscoperta dello strumento fu dato dagli studi del ricercatore, musicologo e liutaio Valter Biella, autore nel 2010 del volume “Pia o baghèt, la cornamusa in terra di Bergamo”. Interessante anche ricordare la definizione di Antonio Tiraboschi nel “Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni” del 1873: “Baghèt – Sorta di strumento pastorale composto di un otro (Baga) e di quattro cannelle: Bochì, Pia o Diana, Orghegn o Bas”. Tornando ai giorni nostri è importante segnalare come il lavoro di questi anni abbia prodotto in rapida successione una serie di risultati concreti che, negli ultimi mesi, hanno posto il Baghèt al centro di attività anche di carattere internazionale.
Negli anni il gruppo guidato dell’Associazione “Il Baghèt” ha proposto le proprie melodie anche ad Expo Milano 2015, allo Zecchino d’Oro su Rai Uno e a Striscia la Notizia su Canale 5. Del 2024 è la partecipazione al “Do szopy, Hej Pasterze-Dudziarze”, il Festival Internazionale per cantori e zampognari organizzato in Polonia nella zona di Polajewo con gruppi provenienti da Bulgaria, Rep. Ceca, Slovacchia, Polonia. Nell’agosto 2025 il gruppo “Tèra de Baghecc” nato a Casnigo ha partecipato al Festival di Graus, sui Pirenei spagnoli, un incontro internazionale di musiche tradizionali, capace di riunire formazioni da Bielorussia, Serbia, Huesca, Catalogna, Saragozza (Spagna) Madeira (ortogallo), Slovacchia e dai dipartimenti francesi di Arieja e Aveyron.
Del 13 dicembre è la visita in Bergamasca, in particolare ai “luoghi del cuore” del baghèt a Casnigo di Vital Voranau, musicista, ricercatore e liutaio della Bielorussia, oggi residente in Polonia. E’ stato accolto da Luciano Carminati e Paolo Colombo. “Si tratta – sottolinea Carminati – di scambi culturali della massima importanza, che consentono di tracciare le coordinate che uniscono territori e antichi strumenti, unendo popoli e tradizioni. Voranau, 42 anni nativo di Minsk, è cofondatore a Poznan del Centro Culturale e Scientifico Bielorusso, nonché della casa editrice Bely KrumKacz. E’ docente al Southwestern College negli Stati Uniti.
L’associazione “Il Baghèt” ha avuto negli anni anche un occhio di riguardo per la formazione, organizzando un “Corso base di baghèt” che ha raccolto buone adesioni, con tanto di applaudito saggio conclusivo al Teatro Fratellanza. Nelle ultime settimane è stato ufficialmente presentato ad Albino anche il gruppo Folkswagen. “Nella nostra formazione – spiega Monica Bonandrini – abbiamo aggiunto anche ulteriori strumenti oltre al baghèt, come piccole percussioni, fiati, chitarra e mandolino, utili per riprodurre sonorità care alle comunità della nostre valli”.
Resta un desiderio per il futuro: introdurre lo studio di strumenti tradizionali come il baghèt o le Campanine (gli xilofoni su cui i campanari esercitano il suono d’allegrezza) nel nostro Conservatorio di Bergamo. La musica e la tradizione di questi strumenti hanno titolo e dignità per raccontare la nostra storia e la nostra terra.

Si sono infatti moltiplicate negli ultimi mesi le occasioni di promozione e valorizzazione del Baghèt, l’antica cornamusa bergamasca che a Casnigo, in Val Gandino, ha la propria culla certificata anche in una delibera del 2009 dal Consiglio Comunale casnighese che conferì al paese il titolo di “patria del Baghèt”. “I suonatori – spiega Luciano Carminati che guida l’associazione di promozione – erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, il baghèt veniva riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino. Con il baghèt si suonava l’antica “pastorèla” e si accompagnava il canto”. In Bergamasca ci sono tracce della cornamusa che risalgono al 1300 e nel 1793 il pittore Lattanzio Querena di Clusone immortalò un suonatore di baghèt in una Natività tuttora collocata presso il Santuario della Madonna d’Erbia, ovviamente a Casnigo.
Un importante impulso alla riscoperta dello strumento fu dato dagli studi del ricercatore, musicologo e liutaio Valter Biella, autore nel 2010 del volume “Pia o baghèt, la cornamusa in terra di Bergamo”. Interessante anche ricordare la definizione di Antonio Tiraboschi nel “Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni” del 1873: “Baghèt – Sorta di strumento pastorale composto di un otro (Baga) e di quattro cannelle: Bochì, Pia o Diana, Orghegn o Bas”. Tornando ai giorni nostri è importante segnalare come il lavoro di questi anni abbia prodotto in rapida successione una serie di risultati concreti che, negli ultimi mesi, hanno posto il Baghèt al centro di attività anche di carattere internazionale.
Negli anni il gruppo guidato dell’Associazione “Il Baghèt” ha proposto le proprie melodie anche ad Expo Milano 2015, allo Zecchino d’Oro su Rai Uno e a Striscia la Notizia su Canale 5. Del 2024 è la partecipazione al “Do szopy, Hej Pasterze-Dudziarze”, il Festival Internazionale per cantori e zampognari organizzato in Polonia nella zona di Polajewo con gruppi provenienti da Bulgaria, Rep. Ceca, Slovacchia, Polonia. Nell’agosto 2025 il gruppo “Tèra de Baghecc” nato a Casnigo ha partecipato al Festival di Graus, sui Pirenei spagnoli, un incontro internazionale di musiche tradizionali, capace di riunire formazioni da Bielorussia, Serbia, Huesca, Catalogna, Saragozza (Spagna) Madeira (ortogallo), Slovacchia e dai dipartimenti francesi di Arieja e Aveyron.
Del 13 dicembre è la visita in Bergamasca, in particolare ai “luoghi del cuore” del baghèt a Casnigo di Vital Voranau, musicista, ricercatore e liutaio della Bielorussia, oggi residente in Polonia. E’ stato accolto da Luciano Carminati e Paolo Colombo. “Si tratta – sottolinea Carminati – di scambi culturali della massima importanza, che consentono di tracciare le coordinate che uniscono territori e antichi strumenti, unendo popoli e tradizioni. Voranau, 42 anni nativo di Minsk, è cofondatore a Poznan del Centro Culturale e Scientifico Bielorusso, nonché della casa editrice Bely KrumKacz. E’ docente al Southwestern College negli Stati Uniti.
L’associazione “Il Baghèt” ha avuto negli anni anche un occhio di riguardo per la formazione, organizzando un “Corso base di baghèt” che ha raccolto buone adesioni, con tanto di applaudito saggio conclusivo al Teatro Fratellanza. Nelle ultime settimane è stato ufficialmente presentato ad Albino anche il gruppo Folkswagen. “Nella nostra formazione – spiega Monica Bonandrini – abbiamo aggiunto anche ulteriori strumenti oltre al baghèt, come piccole percussioni, fiati, chitarra e mandolino, utili per riprodurre sonorità care alle comunità della nostre valli”.
Resta un desiderio per il futuro: introdurre lo studio di strumenti tradizionali come il baghèt o le Campanine (gli xilofoni su cui i campanari esercitano il suono d’allegrezza) nel nostro Conservatorio di Bergamo. La musica e la tradizione di questi strumenti hanno titolo e dignità per raccontare la nostra storia e la nostra terra.
Nelle foto Vital Voranau con Luciano Carminati e Paolo Colombo a Casnigo presso i Santuari della Ss.Trinità e della Madonna d’Erbia


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