(Adnkronos) – Il settore dell’aviazione sta affrontando una sfida climatica più complessa di quanto inizialmente ipotizzato. Oltre alle emissioni di $CO_2$, una componente fondamentale del riscaldamento globale è rappresentata dalle scie di condensazione (contrails). Secondo diversi studi, queste potrebbero essere responsabili di circa la metà dell'impatto climatico totale del trasporto aereo. Tuttavia, monitorarle correttamente è più difficile del previsto: una nuova ricerca del MIT rivela infatti che gli attuali sistemi satellitari ignorano la stragrande maggioranza di questi fenomeni. Ad oggi, la comunità scientifica e le compagnie aeree si affidano ai satelliti geostazionari (GEO), posizionati a 36.000 km di quota, per identificare le aree a rischio. Questi strumenti sono fondamentali perché garantiscono una copertura continua e immagini ogni cinque minuti. Ma la loro distanza ne limita drasticamente la risoluzione. Confrontando i dati GEO con quelli dei satelliti a orbita bassa (LEO), gli ingegneri del MIT hanno scoperto che i sistemi geostazionari mancano circa l’80% delle scie visibili a risoluzioni superiori. I sensori GEO riescono a intercettare solo le scie più grandi e persistenti, mentre trascurano i filamenti più sottili e "giovani" che si formano immediatamente dietro i motori. La formazione delle scie di condensazione avviene nel momento in cui i residui della combustione degli aerei fungono da nuclei di aggregazione su cui il vapore acqueo ghiaccia, innescando un fenomeno fisico dall'impatto climatico ambivalente. Se durante il giorno queste scie possono svolgere una funzione di scudo, riflettendo la radiazione solare e favorendo il raffreddamento, esse agiscono simultaneamente come una barriera che assorbe il calore emesso dalla superficie terrestre. Tale equilibrio muta drasticamente durante le ore notturne, quando, in assenza di luce solare da riflettere, prevale esclusivamente il cosiddetto effetto coperta che intrappola il calore all'interno dell'atmosfera, contribuendo in modo netto al riscaldamento globale. “Vogliamo assicurarci che questo messaggio passi: i rilevatori geostazionari sono estremamente potenti per l'estensione spaziale e la frequenza delle immagini”, spiega Marlene Euchenhofer, prima autrice dello studio apparso su Geophysical Research Letters. “Tuttavia, fare affidamento solo su uno strumento è probabilmente una visione troppo incompleta per informare la scienza e le compagnie aeree riguardo all'evitamento delle scie”. Per risolvere il problema, il MIT suggerisce un approccio integrato che combini i dati GEO, LEO e i rilevamenti da terra. Una rete di telecamere terrestri potrebbe, in condizioni ideali, avvistare le scie in tempo reale non appena l'aereo le genera, incrociando poi i dati con l'altitudine di volo.“Con più ‘occhi’ sul cielo, potremmo iniziare a vedere come appare la vita di una scia”, aggiunge Prakash Prashanth, ricercatore presso il Dipartimento di Aeronautica e Astronautica del MIT. “Solo allora si potrà comprendere quali sono le sue proprietà radiative nell'intero ciclo vitale e quando una scia diventa climaticamente importante”. Crediti immagine di cover: cortesia dei ricercatori
—tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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