(Adnkronos) – Il futuro dell'immunologia oncologica? "E' in continua evoluzione, ma io vedo due grosse 'autostrade'. Da un lato quella dei vaccini terapeutici" anticancro, "che possono avere un'applicazione più ampia e un impatto su diverse patologie. Ritengo sia una delle prospettive più interessanti del prossimo futuro, ma non nell'ambito di 2 anni, probabilmente del decennio. L'altra invece è una 'via' più personalizzata: si identifica una mutazione o un antigene, si sviluppa un farmaco mirato e si procede con un trattamento 'cucito' su misura. Penso agli anticorpi bispecifici o trispecifici, e adesso anche quadrispecifici, che sono in grado di identificare bersagli multipli, sia in ambito di cellule del sistema immunitario che di cellule tumorali, delle alterazioni ben specifiche, determinate e conosciute a cui mirare". E' il quadro tracciato per l'Adnkronos Salute da Pier Francesco Ferrucci, Past President del Nibit (Network italiano per la bioterapia e l'immunoterapia dei tumori) e direttore del Dipartimento interpresidio di Oncologia dell'Irccs Multimedica di Milano, nel giorno in cui si apre il 22esimo meeting del Network, congresso nazionale ospitato quest'anno proprio nella sua Livorno. L'esperto è nella faculty dell'evento che sarà occasione di confronto fra gli specialisti del settore sulle conquiste e le promesse di un campo da anni motore di progressi nella terapia anticancro. Al futuro si può guardare con uno sguardo positivo, ma sempre con i piedi piantati per terra, tiene a puntualizzare Ferrucci: "Assistiamo allo sviluppo di nuove tecnologie capaci di catturare informazioni sempre più precise e algoritmi di intelligenza artificiale capaci di elaborare i milioni di dati che queste producono, consentendo di anticipare la diagnosi e di sviluppare nuove terapie personalizzate come le terapie cellulari, i Car-T (Cellule T con recettore chimerico dell'antigene), i linfociti infiltranti il tumore (Til) e i vaccini terapeutici personalizzati. Queste opzioni rappresentano il prossimo passo perché la medicina-oncologia di precisione diventi una realtà. Ma – ripete – penso che ci sia ancora bisogno di tanta ricerca. Anche le verifiche cliniche sono lunghe, c'è bisogno di tempo". Si è parlato tanto di queste nuove opportunità di conoscenza, ma è necessario dare un'informazione efficace e sincera per evitare di generare aspettative illusorie, è il messaggio. E Ferrucci conferma: "Credo che la possibilità di ingegnerizzare le cellule immunitarie e di creare vaccini personalizzati costituiscano le prospettive più interessanti del prossimo futuro. Il Nibit ha avuto modo di parlarne in tempi precoci, perché cerchiamo di lavorare sempre al limite della frontiera delle novità". Il loro percorso va avanti, spiega: "Rispetto all'anno scorso gli studi sono a un livello simile, ma nel frattempo sono aumentati per numero e patologie su cui vengono testati. E sono aumentati i numeri dei pazienti che vengono inseriti negli studi. In prospettiva dovremo affrontare problemi di sostenibilità economica e di accessibilità alle cure per cui creare network, condividere risorse e conoscenze sarà essenziale per traslarle in clinica e renderle realmente fruibili". Nei 3 giorni del congresso Nibit, che si terranno all'Accademia Navale, si parlerà di tutto questo. "Sarà un'occasione per confrontarsi con scienziati che stanno esplorando le nuove frontiere, avremo 7-8 speaker internazionali di primo livello e tanti giovani che propongono la propria ricerca", racconta Ferrucci. Un 'pit-stop' scientifico per tirare le somme sui risultati raggiunti e su quelli all'orizzonte. E nel giorno finale del meeting, il Nibit ha pensato anche a "un evento aperto alla cittadinanza", che si terrà alla Fortezza vecchia con il patrocinio gratuito del Comune di Livorno. "Una tavola rotonda sulle novità dell'immuno-oncologia di precisione, in cui sarà possibile dialogare con gli esperti del network sui temi di grande attualità: prevenzione, terapie, progressi tecnologici e implicazioni per il paziente e i suoi familiari. Vogliamo ottemperare a una delle nostre missioni che è proprio quella di fare informazione". C'è fermento per il futuro, ma anche per il presente della bio-immunoterapia: sul fronte della pratica clinica, continua Ferrucci, "in realtà ci sono state tante novità negli ultimi 2 o 3 anni che adesso stiamo consolidando: l'utilizzazione degli anticorpi anti-PD1, dei checkpoint immunitari". Questi sono molecole che regolano l'attività delle cellule T e alcuni tumori li sfruttano per 'disattivare' le difese, le cellule che dovrebbero combatterli. Le immunoterapie a base di inibitori dei checkpoint, sono le prime ad essere state sviluppate e sono valse il premio Nobel nel 2018 a James Allison e Tasuku Honjo: agiscono riattivando la risposta immunitaria antitumorale. "Si stanno poi studiando le combinazioni con la chemioterapia e l'immunoterapia, e si prova ad ampliare lo spettro d'azione di questi farmaci – spiega Ferrucci – applicandoli a sempre più patologie". C'è poi la sfida posta dal fatto che non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo all'immunoterapia. E per affrontare il problema la ricerca si sta concentrando su biomarcatori predittivi di risposta e tossicità, per selezionare meglio i candidati al trattamento. Sono temi che si potranno approfondire nell'appuntamento aperto al pubblico, in cui si illustreranno anche le novità più a lungo termine. "Senza dubbio le prospettive delle terapie cellulari sono uno dei capitoli più interessanti. Novità che sono al centro di studi clinici che però sono più difficili da realizzare, perché gli istituti che possono permettersi di fare le terapie cellulari sono pochi. Basti pensare anche ai Car-T per le leucemie: sono farmaci che possono essere trattati in poco più di una ventina di centri in Italia". Due facce di una stessa medaglia: "I trattamenti vanno nella direzione della personalizzazione delle cure e questo è positivo; dall'altro lato agire su meccanismi che regolano così finemente il funzionamento del nostro organismo implica che bisogna saper gestire nuovi tipi di tossicità, nuovi tipi di complicanze". La tecnologia gioca e giocherà un ruolo sempre più importante, in questi anni in cui è costantemente sotto i riflettori ogni passo mosso dall'intelligenza artificiale. Non a caso, aggiunge Ferrucci, "abbiamo dedicato un'intera sessione all'applicazione dell'Ai nel campo dell'immunologia. E gli ambiti di azione sono tanti: c'è la digital pathology e tutta la possibilità di facilitare la diagnostica e approfondire anche molti aspetti della patogenesi, perché si potranno andare a studiare le microparticelle intracellulari. E tutta questa enorme mole di dati che viene fuori dalle sequenze genomiche, dalle identificazioni degli organelli intracellulari che ora è possibile vedere in azione quasi dal vivo, non può essere elaborata da una mente umana. E' assolutamente indispensabile applicare l'Ai per identificare dei canali di ricerca che possono poi impattare sulle nostre decisioni".
Gli algoritmi, prosegue l'oncologo, "sono cruciali nell'analisi molecolare e nello studio della genomica per identificare nuove alterazioni patogenetiche. E infine, per spostarsi sempre più verso la clinica, basti pensare a come vengono sviluppati i nuovi vaccini terapeutici personalizzati. Anche i vaccini a mRna partono infatti dalla possibilità di sviluppare un algoritmo che sia in grado di identificare in maniera rapida le differenze fra un Rna normale e uno malato, fare le comparazioni delle sequenze andando a ricercare le divergenze che poi corrispondono ai cosiddetti neoantigeni tumorali. Senza questa capacità di elaborare con algoritmi montagne di dati non potremmo farlo", conclude.
—salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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