“You’re fired”, esultano per morte Kirk e vengono licenziati: il caso

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(Adnkronos) –
"You're fired". Dopo i video sulla morte di Charlie Kirk, arrivano i licenziamenti. Negli Stati Uniti, l'omicidio dell'attivista conservatore – ucciso nel campus della Utah Valley University – è da giorni il tema che monopolizza l'attenzione sui social. La morte di Kirk è stata 'celebrata' con post e video, pubblicati sulle varie piattaforme da migliaia di utenti che non hanno mai condiviso le posizioni espresse dal fondatore del movimento Turning Point. Le clip, in molti casi, hanno alimentato polemiche e scontri. Si è innescato quindi un 'effetto valanga', con dimensioni e conseguenze sorprendenti per molti. Sui social, profili di area conservatrice e utenti comuni hanno iniziato a segnalare i video e gli utenti protagonisti delle clip. Sono stati pubblicati nomi e indirizzi. E soprattutto sono stati individuati e contattati i datori di lavoro. All'operazione hanno partecipato una senatrice repubblicana, Laura Loomer, e i gestori del sito Expose Charlie’s Murderers, che avrebbero raccolto circa 30mila segnalazioni. 
Gli effetti sono stati dirompenti. Stephen King, dopo aver erroneamente attribuito a Kirk posizioni omofobe, è stato costretto a scusarsi pubblicamente e a cancellare il messaggio incriminato. Le scuse e le precisazioni, nelle stesse ore, non sono servite a migliaia di persone comuni. Sui social hanno iniziato a emergere i video di chi, in lacrime, ha annunciato di aver perso il lavoro per un post sulla morte di Kirk. Diverse aziende hanno provveduto a comunicare, con post e note, i provvedimenti adottati nei confronti di (ormai ex) dipendenti. L'ondata ha raggiunto livelli imprevisti. Il network MSNBC, come evidenzia la Cnn, ha licenziato l'analista politico Matthew Dowd che – subito dopo l'omicidio – aveva fatto riferimento alla retorica di Kirk come concausa potenziale dell'omicidio. 
L'università di Clemson ha diffuso un comunicato generico per replicare alle richieste di licenziamento di un dipendente. Il provvedimento non ha soddisfatto 'il pubblico' e l'ateneo ha deciso, con una seconda nota, di formalizzare la sospensione del lavoratore. 
Nella NFL, i Carolina Panthers hanno interrotto il rapporto di lavoro con un membro dello staff della comunicazione. Joe Burrow, quarterback dei Cincinnati Bengals, ha cacciato un membro del board della sua fondazione. In Ohio, il manager di un ristorante è stato silurato mentre il locale veniva sommerso di recensioni pessime. In California, un'azienda del settore elettrico ha dovuto chiudere il sito: la moglie di uno dei proprietari è un'influencer con 600mila follower su TikTok, il suo video è diventato un boomerang e le spiegazioni successive non sono servite. A rischio, a quanto pare, non solo lavoratori del settore privato. Abbondano le richieste di licenziamento per dipendenti pubblici e insegnanti. Una sentenza della Corte Suprema, nel 1987, evidenzia il diretto garantito alla libertà d'espressione per i dipendenti del governo. Il quadro però, secondo gli analisti interpellati dalla Cnn, potrebbe cambiare in presenza di una valanga di proteste – formali e non – e il licenziamento potrebbe diventare giustificato se la condotta contestata "è tale da ostacolare" il regolare svolgimento delle funzioni. Il discorso rischia di riguardare in particolare chi, come insegnante a contatto con bambini e ragazzi, ha pubblicato video e messaggi di sostegno alla violenza politica. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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